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In quel ruolo sei sprecato!

Ce lo siamo sentiti dire tutti almeno una volta nella vita.

Non sempre il lavoro che facciamo valorizza fino in fondo i nostri talenti e le nostre potenzialità.

Non sempre i datori di lavoro conoscono approfonditamente il nostro pregresso lavorativo o le nostre aspirazioni. Cosa saremmo in grado di fare. Quali competenze, tecniche o umane, già in nostro possesso non utilizziamo.

Ebbene.

Ho sempre pensato fosse un gran peccato, sicuramente per la persona che se non si sente valorizzata prima o poi perde in entusiasmo, motivazione e di solito anche in fedeltà aziendale quindi cambia.

E in seconda battuta anche per le aziende che si trovano a fare i conti con costi da contenere, obiettivi da raggiungere e risorse non sempre adeguate.

Da selezionatrice quando intercetto candidati in questa situazione di non allineamento capisco subito che si tratta di “merce” super spendibile perché fortemente motivati a cambiare e con un carico di energie latenti pronto a essere messo a disposizione in un nuovo lavoro.

E capisco anche che bisogna pensarli per l’opportunità giusta nel contesto giusto, altrimenti il rischio é che si demoralizzino e appiattiscano definitivamente, finendo per credere che il loro talento sia effettivamente solo quello utilizzato fino ad allora.

Detto ciò, quando ho letto la prima volta che lo spreco di talento era stato riconosciuto dalla metodologia Lean Six Sigma sono stata molto contenta perché probabilmente adesso le aziende saranno più attente a individuare i talenti al loro interno e a posizionarli nella maniera più efficiente.

Perché di questo si tratta.

Una partita a Tetris, dove talenti, aspettative e necessità di azienda e persona si incastrano, senza lasciare spazi ad inefficienze, sprechi, infelicità.

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