Sulle passioni: obbligo o verità?
C’è chi dice che a venti anni si abbia forte il senso di cosa sia la vita e di cosa si possa diventare, in quella vita.
Per me non è stato così.
Per me sono stati anni di smarrimento, di ricerca. Di tentativi. Anni di rincorse e di brusche frenate.
Sono sempre stata una buona lettrice, ma mai una accanita lettrice.
Costante nel frequentare il cinema, ma non una appassionata.
Interessata alla politica, a tratti attivista, ma solo a tratti appunto.
Abbonamento a teatro per tutti gli anni del liceo e dell’Università, senza mai innamorarmene.
Ho creato candele, collane, saponette e profumi.
Ho cercato di stuzzicare la mia parte creativa non riuscendo mai a trovarla.
Ho sempre invidiato le persone dalle grandi passioni e dai grandi talenti, come Lorenzo con il cinema e Giovanni con il disegno.
Le caricature che faceva Giovanni dei compagni di classe erano fantastiche. Catturavano verità anatomiche e caratteriali e le restituivano senza nulla pretendere in cambio.
Ma io non ero come Lorenzo né come Giovanni.
Pur volendo fortemente trovare la mia strada, il mio posto nel mondo, ero brava a fare più o meno tutto, ma non davvero brava a fare qualcosa.
Sport a parte, la mia unica costante.
Avrei dovuto aspettare molti anni per capire che la passione non è bravura e non è nemmeno conoscenza.
La passione é ascolto, coinvolgimento, apertura.
È mordere la vita.
Provarci, anche senza riuscirci.