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Professione Slasher.

Da quando ho abbandonato il posto fisso per lanciarmi nella libera professione ho subito capito che avrei voluto e potuto dedicare le mie energie a vari progetti.

Ho quindi modificato il profilo Linkedin aggiungendo al ruolo di selezionatrice due attività delle quali mi ero già occupata, ma che non avevo mai definito come miei abiti professionali.

Divento quindi una Career Advisor / Counsellor / Independent Hr Consultant.
Divento una slasher. Una persona, cioè, che al lavoro principale ne affianca un altro (ma anche due / tre) non per arrotondare lo stipendio, ma perché spinto da una passione o da un’intuizione.

Da quel momento mi capita sempre più spesso di entrare in relazione con persone che, alla propria classica attività professionale, affiancano altri “lavoretti”.

Si tratta generalmente di passioni, abilità, competenze legate più alla propria inclinazione personale e alla sfera degli hobby e tendenzialmente meno redditizie del lavoro principale.

Non parliamo di giovani lavoratori o part time che fanno volantinaggio e consegna della pizza a domicilio. Si tratta di ingegneri, avvocati, consulenti che si dedicano anche ad un’attività, magari scoperta in età tardiva o abbandonata per lungo tempo in un cassetto, che meglio li definisce.
Slasher per scelta insomma, e non per necessità.

Scelta che nasce da un’esigenza e che valorizza quelle competenze personali troppo spesso private di applicazione e sfogo nella vita lavorativa.

Che siano consulenti a Partita Iva che ampliano la propria offerta, o professionisti che cercano di trasformare una passione in un secondo lavoro alla ricerca di maggiori soddisfazioni, gli slasher sono sempre più protagonisti fluidi e flessibili dell’attuale scenario lavorativo.

Un elemento con connotazioni socio-culturali molto importanti, che amplia il concetto di work-life balance introducendo, attraverso lo slash, un secondo lavoro come parte fondante dell’identità di un individuo, migliorando il benessere complessivo della persona.

Ritengo si tratti di una risposta/specchio ad una società che ha definitivamente abbandonato l’autostrada studio-lavoro-pensione per strade secondarie, meno battute, ma più panoramiche.

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