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Tra inquadratura e realtà.

Di recente ho visitato una mostra fotografica molto interessante (temporanea al Museo Fragonard di Grasse in Francia), ideata da due fotografi greci con lo scopo di raccontare la realtà del loro paese attraverso i costumi tradizionali. 

Nella prima sala erano ospitate due coppie di scatti che ritraevano la medesima scena dai due diversi punti di vista / obiettivi.
E gli obiettivi si sono rivelati essere tutto tranne che obiettivi: gli scatti, molto diversi tra loro, sembravano raccontare storie diverse.

Questa mostra mi ha fatto pensare ancora una volta a quanto la narrazione, che passi attraverso le immagini o le parole, possa influire in maniera considerevole sulla costruzione della realtà.

Ho giá scritto dell’importanza delle parole.

Qui il passaggio nella riflessione é ulteriore: non solo il nostro modo di pensare determina la percezione che abbiamo e quindi lo storytelling che facciamo della nostra vita. 

In più, la scelta del punto di vista, dell’inquadratura, del tono possono determinare la rappresentazione che ne deriva.

Il che é una grande opportunità se usata con consapevolezza e strategia.

La stessa vita, professionale ma non solo, può essere vissuta e raccontata in maniere molto differenti dando come risultato finale un personaggio piuttosto che un altro.

La realtà rimane ovviamente la medesima, cambia il punto di vista in funzione di come vogliamo rappresentarla.

Con gli stessi accadimenti potremmo decidere di creare una commedia, un noir, un giallo o un saggio.

Pensando ai miei clienti, la scelta sta nel decidere in che tipo di sceneggiatura si vuole essere inseriti, e raccontarsi di conseguenza.

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